I ricorsi dei docenti precari per il riconoscimento del bonus da 500 euro, ovvero la carta del docente, stanno assumendo le proporzioni di una vera e propria class action.
Lo ha annunciato il sindacato FLC Cgil di Arezzo che sta organizzando ricorsi nelle diverse province italiane per far ottenere quanto spetti ai docenti precari.
Infatti è dalle sentenze di un giudice che i “rimborsi” dovranno per forza passare ed organizzando ricorsi unici è possibile suddividere le spese legali tra più ricorrenti.
È importante poi sottolineare come il riconoscimento della carta del docente sia retroattivo. Dunque, chi ha lavorato come supplente negli ultimi 5 anni, può richiedere anche le quote arretrate fino ad un massimo di 2.500 euro, 500 per ogni anno lavorativo.
Il consiglio lanciato dai sindacati è di iscriversi a queste class action se si ritiene di far parte dell'ampia fascia di insegnanti avente diritto al rimborso.
Tutto si era aperto lo scorso aprile, con la Sentenza del Consiglio di Stato che aveva dato il diritto di ricevere questi 500 euro anche ai docenti di religione a tempo determinato. Da lì all'allargamento ad ogni categoria di supplenti il basso è stato breve.
Alla base della sentenza c'era la volontà di impedire ogni disparità nelle risorse offerte a personale di ruolo e non di ruolo, una decisione poi confermata a maggio dalla Corte di Giustizia dell’Unione Europea con le stesse motivazioni.
Per i giudici europei l’erogazione del bonus al solo personale di ruolo era in contrasto con il divieto di discriminazione, inserito nell’accordo quadro europeo sul lavoro a tempo indeterminato. Il bonus da 500 euro è destinato infatti all’acquisto di beni e servizi formativi, per sviluppare le competenze professionali dei docenti. Competenze che, così come le mansioni svolte, sono le stesse sia per i docenti di ruolo che per quelli assunti con contratti a tempo determinato.