È quasi dicembre ma, nelle scuole, mancano ancora gli insegnanti. Sembra incredibile ma è proprio così, e a riportarlo questa volta è il Corriere della Sera.
A Roma i genitori hanno iniziato a protestare per la situazione. Ad esempio quelli della scuola primaria Giardinieri, che si sono presentati davanti ai cancelli della scuola Cattaneo, zona storica della città, intonando cori di protesta.
All’elementare Giardinieri (130 alunni, è uno dei plessi dell’istituto comprensivo Morante nel Municipio più centrale di Roma) il problema della mancanza di insegnanti non è mai stato risolto. Capita sempre più spesso, anzi, che i genitori vengano chiamati all’ora di pranzo e invitati, proprio perché non c’è personale per garantire il tempo pieno, a riprendersi i bambini alle 14,30, anziché alle 16,30.
I maggiori problemi sono sulle ore del sostegno: le maestre che dovrebbero assistere gli alunni con bisogni educativi speciali vengono infatti dirottate nelle classi in cui mancano maestre e supplenti.
“Una giornaliera carenza di personale - hanno scritto in una lettera-denuncia i rappresentanti di istituto Iacopo Scognamiglio e Davide Savini sostenuti dagli altri genitori - che si ripercuote in maniera insostenibile sui bambini e sulle famiglie: abbiamo una media di 2/3 classi (su 7 complessive) che viene contattata giornalmente dalle maestre o dalla scuola per andare a riprendere i bambini anticipatamente rispetto all’orario previsto, episodi che rappresentano una vera e propria violazione del diritto all’istruzione dei bambini anche perché le molteplici uscite anticipate ad oggi non sono state compensate con alcuna attività suppletiva che permetta di recuperare il tempo di istruzione ingiustamente sottratto ai nostri figli”.
A metà novembre il provveditore del Lazio Rocco Pinneri ha ammesso che mancavano ancora 3mila docenti, e che solo l’1% risponde positivamente alle chiamate dalle graduatorie provinciali, soprattutto per difficoltà negli spostamenti da fuori regione.
Rinunce che si registrano del resto anche con le graduatorie di istituto nelle varie scuole, che si ritrovano a dover coprire non solo le cattedre ancora vacanti ma anche i prof positivi o in quarantena: «Nessuno accetta per due settimane», riassumono i presidi.