In un recente intervento lo storico Alessandro Barbero ha spiegato quelle che secondo lui sono le corrette modalità di insegnamento della storia. Una disciplina che troppo spesso passa viene percepita come noiosa e colma di nozioni quando in realtà parla degli stessi sentimenti che gli studenti provano ogni giorno.
“Partiamo dal fatto che la storia insegnata a scuola, secondo diversi sondaggi, è considerata abbastanza noiosa. Quando però gli studenti arrivano all'università, gli si apre un mondo e scoprono che è una materia interessante e affascinante. Come fare quindi per far nascere questo interesse fin dalla scuola?” si è chiesto Barbero.
La storia raccontata solo come un lungo elenco di date e di fatti non può appassionare, anche se ne ha bisogno. Quando non c'è tempo di fare altro, i docenti non possono che condurre lezioni fatti di elenchi, date e numeri e questo non può suscitare interesse.
Per far appassionare gli alunni alla storia, gli insegnanti devono essere in grado di trasmettere la consapevolezza che si parla di un qualcosa che non è mai astratto, ma che invece riguarda la gente.
"Quando nei manuali si inseriscono suggerimenti di interviste ai nonni, o si chiede di reperire vecchi documenti o oggetti, si tenta di fare proprio questo - spiega Barbero - far capire che la storia è qualcosa che riguarda tutti noi. Un insegnante motivato dovrebbe trovare il modo di approfondire ogni tanto qualcuno degli avvenimenti che racconta nel dettaglio, per far capire come la storia racconta la nostra vita".
“Un insegnante che riesce a far questo riuscirebbe ad appassionare gli studenti già dalle scuole superiori, o anche prima. All'università è invece più facile perché c'è più tempo di farlo”.
“La parte emozionale aiuta perché la storia deve essere empatia, e questo significa entrare in contatto con la gente che viveva nel passato, molto diversa da noi. Qualsiasi cosa che noi possiamo dire del passato, la possiamo dire perché c'era qualcuno che viveva là, che ci ha lasciato la sua testimonianza, con documenti, edifici, o oggetti materiali”.
"In questo senso, comunicare con chi viveva nel passato è possibile. Cerchiamo di far vedere che la storia è fatta di esseri umani, di donne e uomini che erano davvero lì" ha concluso Barbero.
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