Dirette su Instagram durante le interrogazioni: i docenti non riescono ad applicare il divieto di utilizzo dello smartphone?

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Dirette su Instagram durante le interrogazioni: i docenti non riescono ad applicare il divieto di utilizzo dello smartphone?

“Aho fratè ho preso 6 + in matematica, te che stai a fà?”. È il commento di uno studente di 15 anni di un liceo romano durante la diretta su Instagram che ha fatto durante la lezione, o meglio: mentre lo studente era in diretta sul noto social il professore interrogava un compagno di classe.

La vicenda viene raccontata da Il Messaggero ma sicuramente non è un caso circoscritto ma una prassi piuttosto diffusa. Ma che fine ha fatto il divieto di utilizzo dei cellulari in classe? La circolare del Ministero dello scorso dicembre è passata inosservata?

La nota confermava il divieto di utilizzare il cellulare durante le lezioni, trattandosi di un elemento di distrazione propria e altrui e di una mancanza di rispetto verso i docenti, come già stabilito dallo Statuto delle studentesse e degli studenti del 1998 e dalla circolare ministeriale n. 30 del 2007.

“L’interesse delle studentesse e degli studenti, che noi dobbiamo tutelare, è stare in classe per imparare – dichiarava il Ministro Giuseppe Valditara - distrarsi con i cellulari non permette di seguire le lezioni in modo proficuo ed è inoltre una mancanza di rispetto verso la figura del docente, a cui è prioritario restituire autorevolezza".

“La scuola deve essere il luogo dove i talenti e la creatività dei giovani si esaltano, non vengono mortificati con un abuso reiterato dei telefonini. Con la circolare, non introduciamo sanzioni disciplinari, ci richiamiamo al senso di responsabilità. Invitiamo peraltro le scuole a garantire il rispetto delle norme in vigore e a promuovere, se necessario, più stringenti integrazioni dei regolamenti e dei Patti di corresponsabilità educativa, per impedire nei fatti l’utilizzo improprio di questi dispositivi”, aggiungeva il Ministro che ha sempre specificato che il provvedimento non è “un provvedimento contro la modernità. Nella circolare si fa esplicito riferimento alla cittadinanza digitale”.

I divieti sono difficili da introdurre

A quanto pare però non tutti gli istituti riescono a curare questo aspetto: alcuni docenti ritirano i dispositivi prima dell’avvio delle lezioni per poi restituirli alla fine. Altri invece provano a sviluppare una sorta di autoregolamentazione negli studenti ma con scarsi risultati a quanto pare, dato che i social sono pieni di video e post pubblicati da studenti durante le ore di lezione.

Ci sono ovviamente moltissimi casi, anche prima della circolare ministeriale dello scorso dicembre, in cui le scuole si dotano di regole ben chiare.

Su tutti il recente “Smartphone al muro”, il progetto ideato dall’istituto professionale “Einaudi” di Ferrara, dove ad un muro dell’istituto viene affisso un organizer composto da trenta tasche numerate, una per ogni alunno che lascerà il proprio telefono seguendo l’ordine dell’elenco di classe, per depositare i dispositivi.

“Il problema è che, anche questa volta, la disposizione è stata fatta in maniera “voluttuaria”: intendo dire che, non essendo previsto nulla ai danni dei trasgressori, la sanzione è evidentemente demandata ai presidi. Da questo punto di vista, quindi, è una circolare di buone intenzioni, nulla di particolarmente originale", commentava poco tempo fa Paolo Crepet, psichiatra, a proposito della circolare ministeriale.


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