Inserita a sorpresa nel DL Aiuti Bis, l’ultimo decreto utile di questa legislatura, la figura del docente esperto cambierà (seppure con tempi molto lunghi) il mondo dell'insegnamento.
Il criterio per diventarlo? Superare tre corsi triennali di formazione per vedere aumentare il proprio stipendio di 5.625 euro annui fino a fine carriera, oltre 400 euro al mese.
Immediate sono arrivate le critiche dei sindacati e delle principali forze politiche, tanto che non è da escluderne una modifica quando il nuovo governo si insedierà dopo le elezioni del 25 settembre.
Ma sono critiche fondate? E in generale è un modello di carriera che può essere sostenibile? Per capirlo è utile osservare l’esempio della Francia dove da tempo esiste qualcosa di molto simile.
Da molti anni sono infatti presenti i “primes de recherche et d’enseignement”, i premi per la ricerca e l’insegnamento, da attribuire ai professori universitari più virtuosi.
Peccato che l’idea di un’assegnazione oggettiva di questi premi si sia tramutata in una concessione arbitraria per i più capaci ad entrare nelle grazie dei direttori di dipartimento o dei presidi di facoltà.
Questi premi non hanno fatto altro che aumentare le tensioni, le frustrazioni e il malcontento tra gli insegnanti, come ha scritto su Repubblica Michela Marzano.
“Invece di fare squadra, riflettendo sulla didattica, ognuno vede nel collega un potenziale nemico, un avversario da battere, un rivale pericoloso che potrà ottenere questi benedetti premi, lasciandolo di conseguenza a bocca asciutta” ha spiegato Michela Marzano
Certo in Italia l’aumento di stipendio passerà dal superamento (con valutazione positiva) di lunghi percorsi formativi, ma potremo fidarci di oggettivi criteri di valutazione in tutte le Università italiane che li attiveranno?
E quale sarà il clima di questi corsi o la sfida per entrarci considerando che il numero dei beneficiari della nuova qualifica non potrà superare gli 8.000 ogni anno?
Saranno pochissimi gli insegnanti per ogni scuola capaci di conquistare l’aumento, con il rischio di moltiplicare risentimenti, competizione e invidie all’interno dell’istituto.
La valorizzazione del merito resta un tema fondamentale in ogni sistema umano, il dubbio è se sia questo il metodo giusto per riconoscerlo e premiarlo.
In Francia la situazione non è migliore nemmeno nelle scuole dell’obbligo, dove la mancanza di docenti è un problema cronico, con segnalazioni di classi che hanno avuto fino a 13 insegnanti diversi per la stessa materia nell’ultimo anno.
L’introduzione di premi ai docenti non è nemmeno stata presa in considerazione dato il cattivo esempio universitario. Esiste invece la possibilità di un’indennità forfettaria quando si accetta di insegnare almeno tre ore in più ogni settimana rispetto all’orario stabilito.
Insomma, non solo in Italia siamo in grado di complicarci da soli la vita ma “copiamo” pure dagli esempi sbagliati.