Il caso, anche se avevamo deciso di non parlarvene su questo sito, lo avete sentito tutti. Quello di una relazione tra una preside di un istituto romano e un alunno dell’ultimo anno. Le chat tra i due erano diventate di dominio pubblico fino a che il Garante della Privacy ne aveva bloccato la diffusione.
La gravità e il clamore suscitato dal caso hanno spinto però verso un cambio di normative. Mario Rusconi, presidente per la regione Lazio dell’Associazione Nazionale Presidi, ha annunciato al Messaggero il “corposo elenco di regole disciplinari” nato da una riunione pre-pasquale tra i dirigenti scolastici aderenti all’associazione.
Le nuove regole si raccolgono attorno alla volontà di fermare le conversazioni private tra famiglie, studenti e docenti.
Potranno fare eccezione le comunicazioni urgenti, quelle per lezioni sospese o gite cancellate all’ultimo minuto. Per tutto il resto si dovrà comunicare attraverso la scuola.
Il bando a conversazioni social o Whatsapp è per i presidi “una misura necessaria per evitare equivoci”.
Ammesso che fosse concesso prima di oggi, viene ora regolamentato anche che le foto e i commenti che gli studenti posteranno non dovranno ledere l’immagine dell’istituto.
Quali le eventuali sanzioni? Ore di volontariato per lavori socialmente utili, “che non sono punizioni ma un aiuto a farli maturare anche nell’utilizzo dei social”.
I presidi spiegano infine come si tratta di regole che riprendono le normative decise in Francia e Inghilterra, dove è disciplinato non solo l’insegnamento ma anche il comportamento.