Ancora non c'è nessun accordo sulla ripartenza della scuola in Piemonte. Oggi il prefetto di Torino, Claudio Palomba, ha organizzato l'ennesimo incontro tra gli assessori regionali, ai Trasporti, Marco Gabusi, e all'Istruzione, Elena Chiorino, il direttore dell'Usr, Fabrizio Manca, e i sindacati.
La Regione, alla luce anche dell'insistenza della ministra Lucia Azzolina, ha ribadito l'intenzione di riaprire le scuole superiori dal 7 gennaio con la frequenza in presenza del 75 per cento con ingressi, tra le 8 e le 10, e uscite, tra le 13 e le 15, differenziati. Ipotesi ancora una volta bocciata dai sindacati: “È fondamentale la ripresa della scuola in presenza ed in sicurezza. Deve restare primario il rispetto dei tempi di vita e di apprendimento delle allieve e degli allievi e del benessere psico-fisico delle lavoratrici e dei lavoratori. Ed è strategica una governance del sistema basata sulla flessibilità, sulla dimensione territoriale e di contesto e sull’autonomia scolastica” scrivono nel comunicato unitario, Flc Cgil, Cisl Scuola, Uil Scuola e Snals.
Ma le posizioni sono distanti anche perché i sindacati hanno ribadito quanto già fatto presente nei precedenti incontri: “Non conoscendo nel dettaglio i piani riguardo agli ingressi differenziati segnala con preoccupazione la loro effettiva applicabilità e le ricadute sui tempi di vita degli studenti e dell’intera comunità scolastica – dice Luisa Limone per segretaria regionale della Flc Cgil - Resta importante, come è stato prospettato, che si introducano flessibilità, attenzione alla dimensione territoriale e locale e valorizzazione dell’autonomia scolastica”.
Non convince il 75 per cento degli studenti in presenza già dal primo giorno: “È un’aliquota troppo rigida che metterebbe in seria difficoltà tutti i soggetti interessati e soprattutto i dirigenti scolastici” dice Giovanni Pace dello Snals. Maria Grazia Penna della Cisl Scuola chiede più coinvolgimento: “La scelta di operare verifiche a livello provinciale e sub provinciale ci pare in questo momento l’unica strada possibile, ma occorre coinvolgere le scuole e le organizzazioni sindacali ai tavoli provinciali per assicurare il pieno rispetto dei diritti e delle opportunità e la garanzia del diritto alla salute”.