Riforma scuola, verso la conferma il taglio di 10mila cattedre per finanziare la formazione continua. In bilico anche la Carta docente.

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Bianchi1406

Il testo sulla riforma della scuola riprende oggi il suo iter parlamentare, dopo aver affrontato nelle scorse settimane una lunga lista di emendamenti che ne ha rallentato l’approvazione. 

Al centro della riforma, come si sa, c’è il tema della formazione continua dei docenti che prevede incentivi per i docenti che li supereranno con valutazione positiva. 

A causare polemiche sono le modalità di reperimento delle risorse necessarie ai premi, ovvero il taglio del personale a disposizione delle scuole a partire dal 2026. 

Taglio cattedre, i numeri 

Questo si legge sul Decreto: “l’indennità una tantum è corrisposta nel limite di spesa di cui al primo periodo, nell’anno di conseguimento della valutazione individuale positiva. Agli oneri derivanti dall’attuazione del presente comma si provvede mediante razionalizzazione dell’organico di diritto effettuata a partire dall’anno scolastico 2026/2027″.

Prioritariamente saranno tagliati i posti in organico di potenziamento, decurtandoli dai posti liberati dai pensionamenti. 

Numericamente i tagli previsti sono di 1.600 posti per l’anno scolastico 2026/2027, e poi 2.000 posti ogni anno fino al 2030/2031. 

Riforma scuola, la discussione 

Per evitare il taglio di oltre 11mila cattedre, servirebbero 380milioni di euro, troppi per il Ministero dell’Economia nonostante in tempi di PNRR si potrebbe pensare il contrario. 

I tagli al momento paiono dunque confermati ma la conferma si avrà solamente nella prossima Legge di Bilancio. Il ministro dell’Economia Daniele Franco ha spiegato come dovrà esserci la volontà politica per compensare i tagli previsti. 

Il punto sulla Carta Docente 

Un altro tema caldo è quello della Carta Docente che rischia fortemente di scomparire. Al momento pare ci siano i fondi per confermarla per tutto il 2022, 16 milioni di euro, poi il futuro appare grigio. 

Il taglio della card docenti dovrebbe servire a pagare i tutor che seguiranno le attività di formazione iniziale mentre, dal 2027, per pagare le figure relative alla Scuola di Alta Formazione introdotta dalla riforma. 

Una beffa anche per gli insegnanti precari che nelle scorse settimane si erano visti riconoscere, dalla Corte di Giustizia Europea, il diritto a ricevere il bonus da 500 euro. Una class action potrebbe però aprire la strada alla riscossione degli arretrati non pagati. 


 


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