È passato in Parlamento, dopo lunghe tensioni tra forze politiche e governo soprattutto prima della votazione in Senato, il maxi-emendamento al decreto sul reclutamento e la formazione continua degli insegnanti.
La prima notizia da riportare sono i tagli all’organico, calcolati in 10 mila cattedre in tre anni. “Il rischio era di doverne tagliare 130mila se avessimo seguito l’andamento demografico” aveva detto pochi giorni fa il ministro all’Istruzione Patrizio Bianchi.
Il taglio ha generato sconcerto nella maggioranza che si diceva compatta nell’evitarli ma l’accordo è stato “spazzato via dal governo” secondo le parole di Mattia Crucioli di Alternativa. Decisivo il parere della Ragioneria dello Stato.
A salvarsi è invece la carta del docente. Si parlava di una cancellazione o di un taglio di 125euro per finanziare la formazione continua, ma entrambi i rischi sono stati scongiurati. Il bonus resterà da 500euro almeno fino all’anno scolastico 2023/24, con il governo che si impegnerà a trovare le risorse nelle leggi di bilancio.
Ricordiamo che una sentenza delle scorse settimane della Corte di Giustizia Europea ha sancito che il bonus spetta anche ai precari. Non concederlo sarebbe in contrasto con il divieto di discriminazione.
Spariscono come preannunciato i test a crocette. Inseriti per evitare qualsiasi elemento di discrezionalità durante le correzioni delle commissioni se ne vanno dopo un concorso scuola 2022 pieno di errori e polemiche. Si tornerà agli scritti a risposta aperta.
Per la formazione continua dei docenti sarà istituita una Scuola di alta formazione con il fine di dare le linee guida all’attivazione dei corsi a livello nazionale.
I percorsi saranno di durata almeno triennale e la partecipazione alle attività formative che si svolgono al di fuori dell’orario di insegnamento sarà retribuita.
Importante chiarire che la formazione sarà obbligatoria per gli immessi in ruolo, ma a carattere volontario per i docenti in servizio. Ad incentivarli nella frequenza verranno previsti degli incrementi stipendiali una tantum.
Questo incremento sarà stabilito dalla contrattazione collettiva nazionale e si attiverà al momento della conclusione, con valutazione positiva, del percorso formativo. In ogni caso l’aumento non sarà inferiore al 10% e non superiore al 20% rispetto allo stipendio del momento in cui verrà attivato.
Alcuni temi di questi corsi di formazione saranno le competenze digitali, l’uso critico e responsabile degli strumenti digitali anche con riferimento al benessere psicofisico degli allievi con disabilità o bisogni educativi speciali, le pratiche laboratoriali e i metodi di una didattica d’inclusione.
In conclusione un altro dei temi più caldi delle discussioni di questi giorni, quello dei 24 CFU.
Partiamo dal fatto che questi CFU, già acquisiti da molti aspiranti docenti durante il loro percorso universitario, non andranno perduti. E c’è una data ultima per acquisirli, quella del 31 ottobre 2022. Ma andiamo con ordine.
Sarà istituito un percorso abilitante di 60 CFU comprensivo di un tirocinio. Su questo il Miur si era esposto fortemente e infatti non ci sono state grosse modifiche dalle prime bozze. Il percorso sarà gestito dalle Università e attivato sulla base del fabbisogno di cattedre, con prova finale che comprenderà una prova scritta e una lezione simulata.
“Il tirocinio rappresenterà il 30% dei 60 crediti complessivi, quindi 20 crediti, 12 ore per ogni credito” ha spiegato il ministro Bianchi.
Quando la riforma sarà entrata a regime, si tratterà dell’unico modo consentito per conseguire l’abilitazione all’insegnamento, con la quale accedere ai concorsi scuola.
Ricapitolando, il percorso per insegnare sarà il seguente:
Fino al 31 dicembre 2024 per partecipare ai concorsi a cattedra sarà data la possibilità ai candidati di possedere 30 o 24 CFU, questi ultimi come detto acquisiti entro il 31 ottobre 2022. Gli altri andranno conseguiti una volta superato il concorso.
Si tratta della fase transitoria prima che il nuovo sistema entrerà in vigore, tra il 2025 e il 2026.
Infine, i docenti con tre anni di servizio scolastico negli ultimi cinque potranno partecipare ai concorsi. Il percorso successivo dipenderà dal conseguimento dell’abilitazione e dalla quantità di CFU in possesso.