C’era molta attesa per il prossimo passaggio in rosso di diverse Regioni italiane che comporterà automaticamente la chiusura di tutte le scuole di ogni ordine e grado a partire da lunedì 15 marzo.
Con i nuovi colori e le nuove norme - che fissano automaticamente il passaggio in zona rossa sopra la soglia dei 250 contagi per 100 mila abitanti - passano in rosso: Piemonte, Lombardia, Veneto, Friuli-Venezia Giulia, Trentino-Alto Adige, Emilia Romagna, Marche e Lazio. Campania e Basilicata lo erano già, mentre il Molise in controtendenza passa dal rosso all’arancio. Tutte le altre regioni finora in giallo passano in arancione, salvo la Sardegna che resta bianca. In tutto gli studenti a casa da lunedì dovrebbero essere oltre 7 milioni.
In realtà molte regioni, a causa dell’impennata dei contagi, avevano già deciso autonomamente di tenere a casa alunni e studenti. Da lunedì 8 marzo infatti 5,7 milioni di studenti su otto sono già in Dad: oltre alle tre Regioni che erano già in rosso — Campania, Basilicata e Molise — le scuole sono tutte chiuse in Lombardia (dove il governatore Attilio Fontana giovedì scorso ha decretato il passaggio all’arancione scuro di tutta la regione fin dall'indomani: restavano ancora aperti solo i nidi che da lunedì 15 invece saranno anch’essi chiusi), in Abruzzo, in Puglia, in Umbria.
In Veneto (ma solo nelle aree dove i contagi superano la soglia di 250 ogni 100 mila abitanti) , in Friuli-Venezia Giulia e in Piemonte erano chiuse le medie e le superiori, in Liguria solo le superiori: da lunedì 15 marzo chiudono i battenti anche elementari, materne e nidi.
In Emilia Romagna erano già tutte chiuse sia nella città metropolitana di Bologna che nelle province di Modena e Reggio, Forlì e Cesena, Rimini e Riccione.
Nelle Marche tutte chiuse ad Ancona e Macerata e dalle medie in su a Pesaro e Urbino, Fermo e Ascoli. Restavano aperte invece quelle del Lazio (con la sola eccezione della provincia di Frosinone), della Toscana e dell’Umbria (tranne la provincia di Perugia). In Calabria il Tar ha sospeso l’ordinanza del presidente della Regione Nino Spirlì che aveva chiuso tutte le scuole (ad eccezione dei nidi nella fascia di età 0-3) .
Cosa cambia esattamente con il passaggio da una fascia all’altra? Vediamolo: nelle zone rosse è sospesa la didattica in presenza in tutte le scuole, dai nidi alle superiori. Resta salva la possibilità di andare in classe solo per gli alunni disabili o che hanno bisogni educativi speciali (come per esempio i dislessici con diagnosi medica) e per tutti gli studenti dei tecnici e dei professionali che prendono parte a dei laboratori.
Nelle zone arancioni — salvo diversa indicazione dei governatori — le scuole possono restare aperte, anche se nella maggior parte delle regioni arancioni e anche in alcune gialle già non era più così. Come abbiamo visto restano aperte. Gli studenti delle scuole superiori possono andare in classe ma non al cento per cento: ciascuna scuola in base all’autonomia garantisce la presenza in istituto di almeno il 50% degli studenti ma non più del 75%. Ciò vuol dire che i ragazzi vanno a scuola a giorni o settimane alterni. Tutti gli altri alunni, dalla scuola di infanzia alla terza media vanno regolarmente a scuola (con la mascherina dai 6 anni in su).