“Quella del liceo contro l’istituto tecnico è una vecchia diatriba, un po’ miope. Se guardiamo ai premi Nobel per la Letteratura in Italia mi sembra quasi ridicola: Dario Fo aveva frequentato quello che oggi si chiamerebbe liceo artistico, Salvatore Quasimodo era geometra, Eugenio Montale ragioniere…”.
Queste le parole di Piergiorgio Odifreddi, matematico, logico, divulgatore scientifico e accademico, nel commentare con l’AdnKronos il botta e risposta tra il leader di Azione, Carlo Calenda, e il segretario della Lega, Matteo Salvini, che ieri sono tornati a scontrarsi sul tema scuola. Calenda ha dichiarato che molti dei ragazzi che frequentano gli istituti tecnici “hanno un problema di preparazione gigantesco”.
Odifreddi, classe 1950, ha frequentato l’Istituto Tecnico per Geometri a Cuneo, dove ha avuto per compagno Flavio Briatore. Un istituto che è stato il trampolino di lancio della sua carriera: dopo aver studiato matematica presso l’Università di Torino (laurea con lode in logica) si è specializzato nella stessa materia negli Stati Uniti e nell’Unione Sovietica.
“Effettivamente – spiega Odifreddi all’AdnKronos – c’è da dire che il livello delle scuole superiori si è un po’ abbassato negli ultimi decenni, perché gli istituti tecnici mirano troppo a produrre persone in grado di fare un lavoro concreto, mentre i licei restano un po’ sul generico e non dovendo preparare immediatamente al lavoro possono fornire cultura. Credo, tuttavia, che sia qualcosa che ci portiamo dietro in maniera endemica”.
Quindi osserva: “Sono stati Giovanni Gentile e Benedetto Croce i due ideologi, cent’anni fa, della riforma Gentile, che separa il liceo e l’istituto tecnico. Prima questa separazione non c’era. Croce e Gentile sostenevano che coloro che dovevano andare a lavorare potevano frequentare la scuola tecnica per imparare il mestiere e chi invece doveva ‘comandare’ allora doveva fare il liceo. Era una cosa classista, che si è tramandata per decenni”.
Odifreddi si dice d’accordo con Calenda, per il quale tutti gli studenti, almeno per i primi due anni, hanno diritto ad avere una preparazione alla cultura. “Tutti dovrebbero avere accesso alla cultura – rimarca Odifreddi – in particolare chi frequenta gli istituti tecnici. Ci vorrebbe però una riforma radicale della scuola”.
Le uniche riforme che negli ultimi anni hanno interessato la scuola, evidenzia Odifreddi, come la riforma Gelmini, “sono andate a toccare il tema insegnanti ma non si è mai ripensato completamente il modo in cui dovrebbero essere le scuole, come e cosa si dovrebbe insegnare, i metodi, i programmi e i media di apprendimento. I metodi oggi sono ancora molto antiquati, bisognerebbe introdurre di più internet e Google, pensare ad allenare il cervello, oltre a dare nozioni”. Per il matematico “servirebbe fare gli Stati generali della scuola”.
“Non è tanto la quantità quanto la qualità dell’insegnamento a fare la differenza", fa notare Odifreddi. Il nuovo governo e i partiti, dice Odifreddi, dovrebbero cercare di “ripensare completamente” l’offerta scolastica. Un ripensamento che, chiosa, “non mi sembra si stia facendo”.