Il sindacato CGIL contro il riconoscimento dei titoli esteri di abilitazione insegnanti: «Dare massima priorità a chi chi è formato in Italia»

Il sindacato CGIL contro il riconoscimento dei titoli esteri di abilitazione insegnanti: «Dare massima priorità a chi chi è formato in Italia»

Quasi 12 mila istanze di riconoscimento di titoli conseguiti all’estero, di cui oltre 10 mila riguardano titoli di specializzazione nel sostegno conseguiti all’estero: sono questi i numeri degli specializzati all’estero che si sono molto battuti per ottenere il loro riconoscimento riconoscimento titoli, e adesso con un titolo di specializzazione conseguito all'estero, ad esempio in Romania, potrebbero finire direttamente in prima fascia GPS, con riserva.

Si è svolto infatti il 28 marzo l’incontro convocato dal Ministero dell’Istruzione e Merito per fornire l’informativa sulla modifica dell’Ordinanza Ministeriale 112/2022 che regolamenta il funzionamento delle GPS: la proposta inviata dall’amministrazione riguarda la possibilità di attribuire i contratti di supplenza a chi è inserito in prima fascia con riserva per aver conseguito un titolo estero ed è in attesa di riconoscimento.

I sindacati contro il riconoscimento dei titoli esteri di abilitazione: «Dare massima priorità a chi chi è formato in Italia»

 

L’orientamento della giurisprudenza ha visto affermarsi il principio per cui il Ministero non può rigettare il riconoscimento di alcuni titoli, ad esempio quelli conseguiti in Romania, in modo massivo, per cui occorre avviare processi di riconoscimento puntuali sulle singole istanze, con conseguente sforzo e sovraccarico dell’azione amministrativa del Ministero.

Gli Uffici vogliono procedere quindi rafforzando le strutture che si occuperanno dei processi di riconoscimento e, contemporaneamente, valutando se attribuire i contratti nelle more del riconoscimento.

Il sindacato FLC CGIL, dopo aver informato i lavoratori già dalla scorsa settimana dei rischi connessi a una modifica dell’Ordinanza Ministeriale 112/2022, hanno rilevato almeno tre criticità di una simile scelta:

  1. considerato che l’85% dei titoli esteri sono specializzazioni su sostegno ottenute in Paesi in cui non esiste l’inclusione degli alunni disabili, e ancora ci sono le classi differenziali, occorre innanzitutto tutelare il diritto allo studio degli studenti disabili prendendo che chi lavora abbia un titolo e una formazione adeguata. Questo obiettivo si realizza dando massima priorità a chi si è formato in Italia, con percorsi incentrati sul modello della didattica inclusiva.
  2. Non è ammissibile che docenti che hanno superato selezioni, percorsi formativi con obbligo di frequenza, laboratori, oltre 300 ore di tirocinio si vedano scavalcati da chi non ha un titolo riconosciuto e non ha fatto alcun percorso selettivo o formativo con obbligo di frequenza. Questo scatenerebbe nuovo contenzioso e creerebbe un precedente pericoloso: nei prossimi mesi le GPS potrebbero essere usate sia per attribuire contratti a tempo determinato che per attribuire contratti finalizzati alle immissione in ruolo, come avvenuto negli ultimi 2 anni e come stanno chiedendo i sindacati. Per FLC CGIL assegnare le immissioni in ruolo a chi non ha un titolo riconosciuto, scavalcando chi è abilitato o specializzato in Italia sarebbe un errore grave e un messaggio che calpesta il merito e i sacrifici di ha studiato e si è formato nel nostro Paese.
  3. Il fenomeno dei titoli esteri nasce dal meccanismo con cui soggetti privati lucrano sulla pelle di precari e lavoratori della scuola che cercano disperatamente uno sbocco per conseguire l’abilitazione o la specializzazione. A questa domanda di formazione il Ministero deve rispondere organizzando percorsi abilitanti e di specializzazione in misura adeguata ai bisogni della scuola e dei precari.

L’amministrazione si è detta disponibile a valutare una soluzione che tenga conto delle osservazioni delle organizzazioni sindacali, che peraltro hanno quasi unitariamente, con un’unica eccezione, condiviso la linea.

I sindacati FLC CGIL chiedono oggi l’apertura del “confronto” e il Ministero ha 5 giorni per rispondere: "non faremo passi indietro nella tutela dei diritti fondamentali di studenti e insegnanti abilitati e specializzati in Italia.


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