Verona, scuola elementare rimuove i voti e in cinque anni passa dal rischio chiusura al record di iscritti.

Verona, scuola elementare rimuove i voti e raggiunge il record di iscrizioni

La “scuola senza voti” è uno degli argomenti pedagogici più discussi in Italia nelle ultime settimane. Tutto è partito dalla notorietà raggiunta dal liceo Morgagni di Roma che applica questo metodo in alcune sue sezioni, e ha portato ad accese discussioni che hanno coinvolto diversi esperti del settore, favorevoli o contrari.

È così giusto segnalare anche il caso di una scuola primaria di Verona, l’istituto Massalongo, dove l’esperimento va avanti da 5 anni.

Questa scuola, che nel 2016 con soltanto otto iscritti era a rischio chiusura, ha raggiunto ora un record di domande di iscrizione, anzi un vero e proprio esubero. Quello che è dunque chiaro è come un sistema simile quantomeno incuriosisca alunni e famiglie.

“Nel 2017 in collegio abbiamo deciso di istituire un plesso a ispirazione montessoriana – ha spiegato il docente Davide Quinci al Corriere della Sera e siamo diventati la prima scuola pubblica di Verona a farlo”.

Ciò che potrebbe far discutere è il totale rifiuto delle modalità di studio “a memoria” che l’istituto pare applicare.

“Qualunque apprendimento mnemonico, anche se premiato col voto, non va a sedimentarsi, perché non c’è più motivo per trattenerlo - ha detto la docente, e referente di plesso della scuola, Teresa Zaccaria - Quante volte dopo un esame universitario preparato solo per superarlo abbiamo dimenticato i contenuti?”

“Il voto indica se uno studente è in grado di ripetere la stessa cosa in un preciso momento. Ma è così importante? Se invece c’è una ricerca personale e attiva stimolata da motivazione e curiosità, il percorso di conoscenza viene interiorizzato, diventando competenza e stimolando ulteriori approfondimenti”.

“Lavorare solo per il voto porta alla competizione, mentre lavorare per sé, attratti dalla soddisfazione dell’apprendimento, rende il voto scevro di senso. La nostra più grande conquista è quando suona la campanella e i bambini ci chiedono di restare ancora un po’ per continuare a lavorare” ha concluso.


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