Sono 94.130 i posti autorizzati dal Ministero Economia e Finanze per le immissioni in ruolo del personale docente nell’anno scolastico 2022/23.
Verranno effettuate tutte? Purtroppo no.
Basti alle parole del ministro all’Istruzione Patrizio Bianchi che, seppur destinato ad essere sostituito con le dimissioni del premier Mario Draghi, ne aveva promesse soltanto 63 mila.
Lo scorso anno infatti il MEF mise a disposizione risorse per 112 mila posti ma se ne fecero poco più della metà. Nel 2020 invece, a fronte dell’autorizzazione del MEF a 85 mila posti, le assunzioni reali furono poco più di 30 mila.
Occasioni perse per una scuola che anche quando sembra aver a disposizione delle buone risorse non si dimostra in grado di sfruttarle al meglio.
“Pensiamo che si arriverà forse al 50%” ha spiegato con toni ancor più pessimisti Pino Turi, il segretario generale di Uil Scuola, al sito Orizzontescuola.it
“Neanche il ripristino della call veloce (ve ne parliamo a questo link) e il percorso delle assunzioni con contratto a tempo determinato dalle GPS, anche per posti di sostegno, consentirà di coprire il contingente autorizzato” continua Pino Turi.
La soluzione potrebbe arrivare dall’immissione in ruolo dei docenti precari con anni di esperienza ma, spiega Turi, “ci si ostina a non considerare i docenti con tre e più anni di servizio e inseriti a pieno titolo in graduatorie provinciali, che avranno ancora supplenze annuali, ma gli sarà impedito l’accesso al ruolo”.
Sempre il segretario generale di Uil Scuola, ha provato a prevedere ciò che sarà anche quest’anno il sistema di assunzione che seguiranno gli istituti. La Messa a Disposizione svolgerà come sempre un ruolo preponderante.
“In tante regioni saranno migliaia le cattedre che rimarranno libere e per le quali gli stessi docenti che occupano le graduatorie avranno l’ennesimo contratto a tempo determinato. Sicuramente non sarà sufficiente e assisteremo ancora al ricorso alle MAD di aspiranti docenti neanche laureati. Un paradosso che non è stato risolto”.