Un "precariato cosmico": è questa la definizione che viene data dal sindacato della scuola Anief al concorso 2018 per docenti abilitati.
Un concorso pieno di incongruenze
Per Anief questo è un concorso pieno di incongruenze, ad esempio molte ci sono categorie escluse in modo non legittimo. Per loro il sindacato ha già predisposto un ricorso formale al Tar del Lazio.
Non solo, la cosa più grave è che molti vincitori potrebbero non essere mai assunti.
Ciò potrà avvenire perché il legislatore introdurrà delle percentuali decrescenti di ammissione al terzo anno al FIT, il tirocinio pensato per gli insegnanti già abilitati.
In futuro l'ammissione alle graduatorie regionali sarà difficilissima, e chi è già un docente abilitato non riuscirà ad essere assunto per i nuovi posti disponibili.
Perché?
Nel decreto legislativo 59/2017, all’articolo 17 comma 2B, per dare spazio a chi avrà vinto il nuovo concorso a cattedra e ai precari attualmente non abilitati, è previsto che per le graduatorie regionali, che saranno fatte dopo il completamento del terzo anno del FIT, si introdurranno delle percentuali decrescenti dei posti vacanti.
Si andrà quindi dall’80% dei posti residui per gli anni scolastici 2020/2021 e 2021/2022, al 30% per gli anni 2026/2027 e 2027/2028 e solo al 20% per i seguenti bienni.
Per Anief è impossibile l'assunzione di quei docenti abilitati che hanno una classe di concorso di pochi posti, anche in dieci anni.
Il Ministero per l'Istruzione invece proprio avvierà il FIT triennale sottopagato per neolaureati non abilitati. A coloro saranno assegnate la maggior parte delle nuove cattedre”.
Le graduatorie diventeranno quindi inutili per molti abilitati, perché rimarrà solo un 20% di posti residui.
In questo modo, molti abilitati saranno dimenticati, e non potranno avere accesso al terzo anno di formazione pre-ruolo.
Essi saranno dunque sospesi, anche se hanno l'abilitazione all'insegnamento in modo legittimo e regolare.
Il reclutamento in italia continua a rimanere un settore molto difficile. Infatti, secondo il rapporto Eurydice 2018 sulla professione docente, il “Teaching Careers in Europe: Access, Progression and Support”, precedente all’applicazione del nuovo piano previsto della Legge 107/2015, nella sezione “formazione iniziale e reclutamento” si scopre infatti che in Italia continuerà ad essere particolarmente difficile diventare insegnante.
In sistemi educativi di altre nazioni invece i docenti hanno tutte le qualificazioni dopo l'iniziale formazione, e solo in sei nazioni ai docenti viene richiesto di superare un concorso.
Inoltre, in molti altri sistemi educativi è possibile fare dei percorsi diversi per l'abilitazione a insegnanti.
Invece di guardare ai paesi europei, si è introdotto un sistema di reclutamento molto selettivo, praticamente 8 anni per avere la conferma di un ruolo. Oltre la laurea triennale e specialistica, anche tre anni di Fit con tanto di valutazione finale del preside.
In questo modo l'accesso alla professione di insegnante viene reso più lungo e complicato, invece di essere semplificato.