Sono iniziati da qualche giorno i test sierologici effettuati ai docenti per scovare eventuali positivi al virus Sars-CoV-2.
I dati non sono incoraggianti. Dai primi test effettuati risultano positivi 159 insegnanti: 16 in Veneto, 12 in Lombardia, 20 in Umbria, 4 in Trentino e 107 in Alto Adige, dove la scuola inizia già il 7 settembre (fonte: Fatto Quotidiano).
È chiaro che con una simile situazione, ci saranno sicuramente anche docenti positivi che si recheranno a scuola, con o senza sintomi; qualora rilevati però scatterà la quarantena e la convocazione di supplenti in caso di fabbisogno.
Altra questione è quella che riguarda i docenti che chiederanno l'esonero perché “soggetti fragili”, ovvero più a rischio di sviluppare l'infezione. Anche in questo caso, serviranno supplenti.
Il problema che si pone non riguarda solo il numero dei docenti positivi, ma il fatto che molti insegnanti non vogliono sottoporsi al test (che è comunque su base volontaria).
“Si tratta di un’operazione di civiltà collettiva", sottolinea il presidente dell’Associazione nazionale dei presidi, Antonello Giannelli, che in un’intervista al Messaggero invita i professori a sottoporsi al test: “Ognuno deve fare qualcosa a tutela di tutti e il test è proprio un qualcosa a tutela di tutti”, spiega Giannelli, senza nascondere il fatto che “in tante regioni ci sono anche problemi organizzativi”.
La campagna di streaming toccherà 2 milioni di lavoratori della scuola, che fino al 7 settembre potranno sottoporsi gratuitamente al test.
Molti insegnanti al Sud, spiega sempre il Fatto Quotidiano, raccontano di problemi e ritardi inerenti la somministrazione dei test. Chi risulta positivo al test, deve rimanere in isolamento volontario in attesa del tampone, seguendo la procedura del Ministero della Salute. Diversi docenti hanno deciso per ora di non presentarsi dal medico di base o all’Asl, a seconda delle disposizioni regionali. È probabile che alcuni insegnanti siano ancora in vacanze e stiano quindi aspettando il rientro dalle ferie per rispondere alla chiamata e sottoporsi al test.
Alcune testimonianze, sempre tratte dal Fatto Quotidiano: “A Gioia del Colle ho chiamato il mio medico – spiega la maestra Grazia Procino – ma non ha avuto alcuna disposizione. Se voglio eseguire il test è a pagamento”. Il professor Gregorio Porcaro di Palermo dice che i “medici brancolano nel buio”. Affermazione confermata dalla collega Carla Formisano: “A Palermo, tutto tace”.Da Napoli Monica Capo racconta che “il medico di base è scettico. Mi ha detto di inviare una mail all’Asl”. E dalla Puglia arriva la voce di Isa Lorusso: “Contattato il medico di base la risposta è stata che lei mi fa la richiesta e mi devo rivolgere presso un laboratorio privato convenzionato pagando 25 euro. A questo punto aspetto”.
Si fa strada l'idea di un medico in ogni scuola, e in alcune Regioni sarà realtà. Il governatore della Toscana Enrico Rossi ha firmato l’ordinanza che fa partire le procedure per cercare medici da reclutare per le scuole: il provvedimento si rivolge ailaureati in medicina iscritti all’ordine anche non in possesso della specializzazione e ai medici in quiescenza. I candidati che si aggiudicheranno il posto stipuleranno dei contratti per la durata dell’interoanno scolastico. Anche in Puglia il presidente Michele Emiliano sta ipotizzando la presenza di un operatore sanitario in ogni istituto.
Le indicazioni nazionali prevedono che a misurare la febbre agli alunni siano le famiglie a casa prima di recarsi a scuola, ma la regione Campania ha già annunciato di voler acquistare oltre 2mila termoscanner per le scuole, così come la regione Piemonte.