Le storie dei baby supplenti, Giorgia, 27 anni: "A volte i collaboratori scolastici mi hanno scambiato per un'alunna"

Le storie dei baby supplenti, Giorgia, 27 anni: "A volte i collaboratori scolastici mi hanno scambiato per un'alunna"

Continuiamo a raccogliere le testimonianze di giovanissimi insegnanti. Ecco la storia di Giorgia, 27 anni, raccontata da www.larena.it.

"Giorgia Furlanetto, 27 anni d'età, non ci ha pensato due volte ad accettare l'incarico di supplenza di spagnolo e due settimane fa è salita in cattedra all'istituto Copernico-Pasoli di San Michele Extra, a due anni dalla laurea in Lingue moderne, lavorando a scuola la mattina e il pomeriggio in un negozio d'abbigliamento.

Dimostra anche meno dei suoi 27 anni. È capitato che la scambiassero per un'alunna?

«È successo proprio l'altro giorno. Mi trovavo in corridoio e una collaboratrice scolastica mi ha chiesto cosa ci facessi fuori dall'aula a quell'ora. Le ho detto che sono una supplente e lei non finiva più di scusarsi. Ma io non mi sono offesa, anzi. L'ho trovato divertente».

Com'è avere a che fare con dei... quasi coetanei?

«Insegno in tre classi e una di queste è una terza superiore, dove ci sono ragazze e ragazzi della stessa età di mia sorella. A volte ho l'impressione di avere davanti lei e i suoi amici... Insomma, è un'esperienza particolare, anche perché io stessa non credo di aver mai avuto dei professori di scuola al di sotto dei 35, 40 anni. Però la poca differenza d'età non è un problema, gli studenti sono rispettosi del mio ruolo».

È la sua prima esperienza con l'insegnamento?

«Ho già fatto due supplenze di spagnolo, però alla scuola secondaria di primo grado. Una nel veneziano e l'altra ad Altavilla Vicentina e, fra parentesi, anche lì è successo che i collaboratori scolastici mi scambiassero per un'alunna. Questa al Copernico-Pasoli è la prima esperienza d'insegnamento alle superiori e devo dire che mi trovo proprio bene. Gli studenti sono maturi ed educati e io non torno a casa completamente afona, come invece mi capitava alle medie».

E il rapporto con i colleghi, come va?

«Benissimo. Non è passato tanto tempo da quando ero io a rivolgermi a degli adulti chiamandoli «prof», perciò mi è venuto naturale dare del lei a tutti i miei colleghi, appena arrivata a scuola. Sono stati loro a dirmi di usare il tu, mettendomi subito a mio agio».

Come si è avvicinata al mondo della scuola?

«Appena laureata ho iniziato uno stage di sei mesi in un'azienda che si occupa di commercio con l'estero, ma dopo il lockdown, con la cassa integrazione attiva, per il titolare era impossibile assumermi. L'esperienza non mi aveva entusiasmato e il desiderio era sempre e comunque quello di insegnare, così mi sono rimessa sui libri per ottenere i 24 crediti formativi universitari necessari per l'accesso al concorso docenti. Ottenuti quelli, ho compilato e inviato le Mad a varie scuole e nel frattempo, avendo bisogno di lavorare, ho accettato l'impiego in negozio. Ma il contratto è in scadenza e dopo vorrei dedicarmi solo all'insegnamento». 


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