“Non abbiamo bisogno di guardare lontano per constatare la devastazione che la pandemia sta provocando sull'istruzione dei bambini in tutto il mondo” afferma Robert Jenkins, a capo dei programmi di istruzione dell'UNICEF. Nei paesi a reddito basso e medio-basso, questa devastazione è amplificata dal fatto che l'accesso limitato alla didattica a distanza, i maggiori rischi di tagli ai bilanci nazionali per l'istruzione e il ritardo nei piani di riapertura hanno vanificato ogni possibilità di normalità per i bambini in età scolare. Ora è fondamentale dare la massima priorità alla riapertura delle scuole e fornire le indispensabili opportunità di recupero per la didattica non svolta”.
Gli alunni dei Paesi a reddito basso e medio-basso hanno già perso quasi 4 mesi di scuola dall'inizio della pandemia, rispetto alle 6 settimane perse nei Paesi ad alto reddito.
A dirlo è un nuovo rapporto pubblicato da UNESCO, UNICEF e Banca Mondiale, e raccoglie i risultati dei sondaggi sugli interventi educativi di risposta al COVID-19 effettuati in quasi 150 Stati tra giugno e ottobre.
“Secondo il rapporto, gli studenti dei paesi a reddito basso e medio-basso sono stati quelli con minori probabilità di accedere all'apprendimento a distanza, e avere un monitoraggio sulla perdita educativa, quelli con maggiori probabilità di subire ritardi nella riapertura delle scuole e di frequentare scuole con risorse inadeguate a garantire la sicurezza delle attività” afferma il Presidente dell’UNICEF Italia Francesco Samengo.
Oltre due terzi degli Stati hanno riaperto completamente o parzialmente le loro scuole dopo lo scorso inverno, ma un altro 25% non ha fissato o rispettato la data di riapertura prevista. Nella maggior parte dei casi si tratta di Paesi a reddito basso o medio-basso. Solo un quinto dei Paesi a basso reddito ha riconosciuto i giorni di didattica a distanza come giorni ufficiali di scuola, riconoscendo quindi uno scarso impatto delle misure di apprendimento a distanza, rispetto ai tre quarti degli Stati a livello globale.
Nei 79 Stati che hanno risposto alle domande relative alla sfera finanziaria, quasi il 40% di quelli a reddito basso e medio-basso hanno già avuto o prevedono tagli alla spesa per l'istruzione nei bilanci nazionali, per il 2020 o per il 2021. Un quarto dei Paesi a reddito basso e medio-basso non sta monitorando l'apprendimento dei bambini. Metà dei paesi a basso reddito ha riferito di non disporre di fondi adeguati per applicare le misure di sicurezza, come il lavaggio delle mani, il distanziamento sociale o i dispositivi di protezione individuale per studenti e insegnanti.
Solamente il 5% dei paesi ad alto reddito manifesta analoghe difficoltà nel garantire questi stessi standard nelle proprie scuole.
Un terzo dei paesi poveri non ha previsto misure per sostenere l'accesso o l'inclusione degli alunni a rischio di dispersione scolastica. Nei paesi ricchi oltre il 90% dei governi ha richiesto agli insegnanti di proseguire la didattica anche durante la chiusura delle scuole, percentuale che scende a meno del 40% nei Paesi a basso reddito. Quasi tutti i paesi hanno incluso l'apprendimento a distanza nella loro risposta alla crisi Covid, sotto forma di piattaforme online, programmi televisivi o radiofonici e kit per studiare a casa. Il 90% degli Stati hanno facilitato l'accesso all'apprendimento online (il più delle volte attraverso smartphone) offrendo l'accesso a Internet a costi agevolati o gratuitamente, ma con una copertura di questo accesso estremamente variabile. Nel 60% degli Stati sono state fornite ai genitori informazioni per aiutare i figli nella didattica a distanza, mentre nel 40% dei paesi sono state messe a disposizione consulenze psico-sociali per studenti e genitori durante la chiusura delle scuole.