Anche ad anno scolastico inoltrato non si trovano tutti i supplenti necessari. Potrebbe sembrare incredibile, eppure è quello che continuano a ripetere i presidi degli istituti scolastici, ad esempio il dirigente Ludovico Arte, dirigente scolastico dell’ITT “Marco Polo” di Firenze sul proprio blog ludovicoarte.it.
Ecco la sua testimonianza: "Cattedra di matematica vuota. L’ufficio scolastico nomina una supplente. Sta circa un mese, poi va in maternità”. A quel punto “tocca alla scuola, che chiama dalle graduatorie. Ma nessuno risponde. Finite le graduatorie, si va sulle cosiddette Messe a Disposizione inviate dai docenti”, le famigerate Mad inviate a scuola da aspiranti docenti che si propongono per ruoli di supplenza.
“La ricerca non è facile”, prosegue il dirigente. “Nel frattempo, i ragazzi rimangono settimane senza insegnante. Poi ci risponde un giovane laureato. Va in classe, ma dopo un altro mese si dimette per un dottorato all’Università. E si ricomincia. Dopo alcuni giorni, troviamo un altro insegnante. Ma non fa in tempo a prendere servizio che prima si infortuna e poi ottiene anche lui un dottorato. Arriviamo a gennaio con gli studenti che di matematica ne hanno fatta ben poca. Ci rimettiamo a cercare e alla fine individuiamo due docenti. Nessuno di loro ha mai insegnato. Uno si è laureato da pochi giorni, l’altro è un quarantenne con esperienze in altri settori. Optiamo per il secondo”.
A questo punto “succede l’imponderabile”, dichiara il dirigente. “Parte dalla Calabria e si presenta un lunedì mattina. Vediamo subito che è ombroso, teso. Gli diamo qualche indicazione e lo mandiamo in classe. Ne esce scosso. Fa ancora due ore di lezione e va via. Poi richiama e dice che non ce la fa, che insegnare lo agita, che vuole lasciare. Proviamo a rassicurarlo, inutilmente. Si capisce che è meglio per tutti che si dimetta. Poco dopo lo risentiamo, è già in viaggio per la Calabria. Ha speso soldi e tempo per un’esperienza di lavoro durata tre ore”.
"Alcuni genitori sono giustamente irritati e preoccupati” spiega Ludovico Arte “io mi scuso e cerco di spiegare la situazione. Intanto chiamiamo il neolaureato. Risponde entusiasta, lavorare nella scuola è il suo sogno. Lo sentiamo alle 10 e alle 16 è già su un treno che dalla Sicilia porta a Firenze. Arriva in stazione alle 6 e alle 7 è davanti alla scuola ad aspettare che apra. Lo accoglie la vicepreside, che ricomincia con le istruzioni e il maternage. È emozionato e insicuro, come tutti noi quando abbiamo iniziato, ma ci prova con lo spirito giusto. I colleghi di matematica lo adottano e lo sostengono. Finalmente le classi hanno il loro professore”.
Una storia conclusa bene, ma non si può dire lo stesso di tante altre. Sono "storie scolastiche di ordinaria follia", come le definisce il dirigente. “Qualcuno prima o poi si accorgerà che in questo Paese il reclutamento degli insegnanti non funziona. E che, se vogliamo cambiare davvero le cose, dovremmo ripartire dalla motivazione e dalle attitudini di chi vuole fare questo lavoro”.