Nuovo Dpcm e chiusura scuole, i presidi protestano: "il prezzo sociale sarà elevato"

Nuovo Dpcm e chiusura scuole, i presidi protestano: "il prezzo sociale sarà elevato"

Misure restrittive per le scuole in vigore fino al 4 dicembre: è la conseguenza del nuovo Dpcm sul mondo dell’istruzione. Quindi, la didattica a distanza e tutto ciò ad essa collegato proseguirà due settimane in più di quello che era stato stabilito dieci giorni fa.

“Sensazione che il nostro lavoro di quest’estate non sia rispettato”

 Prevale l’amarezza tra i docenti: c’è il sentimento che quanto fatto finora non sia servito a nulla: i soldi spesi per adeguare le scuole, i lavori edilizi, la formazione del personale scolastico e non scolastico. Sono molti i presidi che si accingono a rifare i piani e gli orari scolastici con un certo malumore e dispiacere.

"I contagi crescono, ma così rischiamo di consegnarci all’emergenza sanitaria — dichiara al Corriere della Sera Mario Rusconi, presidente dell’Anp del Lazio —, senza riflettere sui rischi formativi di un altro anno a distanza: ci sono gravi problemi di connessione in molte aree del Paese che non sono stati risolti". Per questo motivo la ministra Lucia Azzolina ha ripreso a distribuire fondi per i pc alle scuole: altri 85 milioni di euro per dotare gli alunni di computer per la didattica a distanza.

L'appello dei docenti al governo

A Milano un gruppo di insegnanti del Liceo Carducci ha scritto una lettera-appello affinché il governo ci ripensi e non faccia pagare alla scuola errori di programmazione di altri. 

Nel frattempo però i collegi dei docenti di molte scuole hanno già votato la didattica a distanza per tutti, perché l’organizzazione, i tamponi, i protocolli comunque non funzionano, i prof sono spaventati e allora tanto vale collegarsi tutti da casa in sicurezza. 

La protesta dei presidi

Chiudere le scuole potrebbe dunque rivelarsi una scelta gravissima e un danno agli studenti. Il capo dei presidi Antonello Giannelli ha dichiarato che "dobbiamo essere consapevoli del prezzo sociale che pagheremo noi e di quello individuale che pagheranno gli studenti: sarà elevato e lo vedremo nei prossimi anni".

Per difendere le scuole si mobilita anche il Cts con il coordinatore Agostino Miozzo che spiega che "se un ragazzo non va a scuola poi non dovrebbe nemmeno essere libero di andare al centro commerciale o di incontrarsi al bar con gli amici". Dunque, chiusure ulteriori solo in caso di lockdown. Il sindaco di Milano Beppe Sala ha già preso atto della chiusura delle superiori e si batte per tenere aperte medie e elementari. Ma che ne sarà dei ragazzi dei tecnici e professionali che non faranno più neppure quelle poche ore di laboratorio al centro della formazione? Controcorrente va la Uil con il segretario Pino Turi che propone di chiudere le scuole per 15 giorni e riorganizzare quello che non si è fatto in otto mesi, anticipando le vacanze di Natale e recuperando a fine anno: "bisogna fare qualcosa, avere un’idea che non sia solo chiudere".


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