Sarà presentata oggi a Bologna la prima Rete di insegnanti ed educatori Lgbtq+, ma è già scontro politico con Fratelli d’Italia che attaccano: “Fuori dalle aule l’orientamento sessuale dei docenti”.
La Rete, si legge su La Repubblica, in base a quanto riferiscono le associazioni coinvolte, è intitolata a Maria Silvia Spolato, insegnante lesbica che pagò il suo coming out pubblico con il licenziamento, e rappresenta un punto di svolta per la comunità Lgbtqi+ italiana.
Nel sito dedicato è presente anche la nuova sezione "Sussidiari arcobaleno", cioè uno spazio "che si apre sul tema del cyberbullismo di matrice omobilesbotransfobica e racconta quali azioni educative di prevenzione è possibile mettere in campo nelle scuole".
Per quanto riguarda le cattedre Arcobaleno, invece, si tratta di uno "spazio di raccolta di storie e testimonianze per dare visibilità alle esperienze e per suggerire, attraverso lo storytelling, soluzioni a situazioni complesse".
Secondo Valeria Roberti del centro risorse Lgbt, infatti, in quest’ambito delicato anche le storie più positive portano sempre con sé risvolti difficili". La figura del docente o della docente Lgbtqi+ “è sempre stata una figura mitologica - continua Roberti - nel corso del tempo ci sono state persone che sono venute da noi e ci hanno detto di esserlo, ma non c’era mai stata una presa di parola. Invece il progetto del 2020 ci ha permesso di favorire l’emersione di queste voci, grazie alla traduzione dall’inglese della guida per insegnanti di Glsen, realizzata proprio grazie al lavoro di alcuni docenti. Ci siamo resi conto della grande necessità di confrontarsi, conoscersi, anche solo di sfogarsi, e quindi come centro risorse ci siamo lanciate nell’avventura di supportare la nascita e la vita di questa rete".
L’iniziativa è organizzata in collaborazione con la regione Emilia-Romagna che, grazie alla legge 15/20019, difende il diritto di ogni persona alla piena autodeterminazione rispetto a orientamento sessuale e identità di genere, oltre a sancire l’impegno della Regione al monitoraggio e al contrasto di ogni forma di violenza. La Legge prevede anche fondi per le associazioni.
È già arrivata però una prima protesta contro la Regione da parte di Marta Evangelisti, capogruppo di Fratelli d’Italia in Regione.
Secondo Evangelisti, l’orientamento sessuale dei docenti “non dovrebbe certo entrare nelle classi in cui insegnano – dice – Qualunque esso sia resta materia che afferisce alla sfera privata e non pubblica”.
"Non si capisce per quale ragione la regione Emilia-Romagna, che non riesce a trovare i fondi per migliorare il suo sistema sanitario, riesca invece a trovarli per sostenere la cosiddetta Rete degli insegnanti Lgbtqi+ – insiste Evangelisti – non si tratta di discriminare l’orientamento sessuale degli insegnanti, come del resto non discriminiamo l’orientamento sessuale di nessuno. Si tratta molto semplicemente di mantenere la sfera sessuale di ciascuno nei luoghi che le competono e che non sono certo un’aula scolastica".