Secondo il governatore del Veneto Luca Zaia, aprire le scuole il 9 dicembre per poi chiudere a Natale al momento è "una leggenda metropolitana" ed "è sbagliato, anche se siamo tutti per principio a favore della scuola in presenza". E del resto neppure il premier Giuseppe Conte ha già preso una decisione definitiva: "I nostri studenti devono poter tornare a scuola, non appena riusciremo a riportare sotto controllo la curva dell’epidemia", che oggi, seppure in discesa, fa registrare un numero di contagi simile a quello della vigilia della chiusura ai primi di novembre.
La ministra dell’Istruzione Lucia Azzolina, ieri ha visto in teleconferenza i 14 sindaci delle città metropolitane dove vive un terzo degli studenti italiani, e ha fornito qualche dettaglio su come potrebbe essere il ritorno in classe, sia che si pensi al 9 dicembre,data per la quale la ministra insiste e di cui ieri ha parlato anche il sindaco di Venezia Luigi Brugnaro, o al 15 per un ritorno simbolico prima di Natale, o direttamente al 7 gennaio, una volta superata la fase critica delle festività.
Se i sindaci hanno ribadito alla ministra di voler collaborare per la riapertura, hanno però messo in chiaro che prima vanno sciolti i nodi che avevano portato alla chiusura e sui quali non sono state ancora trovate soluzioni: «Ci vogliono garanzie precise a tutela della salute», ha spiegato il sindaco di Firenze Dario Nardella. E, come ha sintetizzato il sindaco di Bari Antonio Decaro, bisogna intervenire sui trasporti (i sindaci hanno chiesto nuovi fondi), sull’organizzazione dei tamponi veloci che per ora veloci non sono stati — ci vorrebbe una corsia prioritaria per gli studenti e il personale scolastico — e bisognerebbe scaglionare gli orari di ingresso e di uscita di più rispetto a quanto fatto all’inizio dell’anno scolastico.