E' sempre più discusso il rinnovo del contratto della scuola: in primis è problematica la questione dell’aumento stipendiale, derivante dalla scarsità di fondi messi a disposizione dagli ultimi due governi, che non riescono nemmeno a coprire gli 85 euro di media stabiliti 14 mesi fa con la Funzione Pubblica. A questo si stanno aggiungendo le bizzarre richieste di cambio di normativa prodotte dalla parte pubblica.
Più doveri previsti per i docenti - I sindacati rappresentativi e la parte pubblica si sono incontrati lunedì 15 gennaio; durante questo incontro, come riferito su Repubblica Finanza, “l’Aran si è mostrata decisamente ferma sulla linea espressa la scorsa settimana, con una stretta sulle sanzioni e l’aggiunta di una serie di mansioni, oggi facoltative, tra quelle obbligatorie e quindi non più remunerabili. Una richiesta di fondo - spiega il sindacato della scuola Anief - che la dice lunga sui pericoli che docenti e Ata andrebbero a correre qualora si dovessero approvare”.
Un aumento stipendiale non adeguato all'inflazione - È spuntata persino l’estensione della culpa in vigilando al di fuori dell’orario di servizio. “Allora – commenta sulle pagine di Repubblica Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief - se un genitore non dà l’autorizzazione all'uscita autonoma dell’alunno e non viene a prenderlo all'uscita, il docente dell’ultima ora di lezione o il collaboratore scolastico dovrebbe rimanere a scuola fino all'indomani mattina? Un capitolo a parte riguarda le nuove norme legislative che devono essere recepite nel contratto in termini di assenze, sanzioni disciplinari, organizzazione dell’orario di lavoro, organici dopo le riforme del pubblico impiego (prima Brunetta ora Madia) oltre alla stessa Renzi-Giannini sulla Buona Scuola.
Tutto questo a fronte di un aumento di solo 40 euro netti dal nuovo anno quando il costo della vita è aumentato di 15 punti negli ultimi dieci anni del blocco”.
Annunciati nuovi scioperi - “Per questi motivi – continua Pacifico – il nostro sindacato invita i sindacati rappresentativi, in scadenza di mandato, a non sottoscrivere l’accordo e a rinnegare l’intesa del 30 novembre 2016. Per pochissimi euro si svendono diritti inviolabili su responsabilità, sanzioni, organizzazione dell’orario di lavoro”.
Questo causerà un'erosione di diritti, più mansioni, senza recuperare nemmeno l’aumento del costo della vita tutelato dalla Costituzione".
Il sindacalista conclude ribadendo che "a queste condizioni, il tavolo deve essere abbandonato e magari confluire sul doppio sciopero Anief proclamato a fine mese e a febbraio”.