Docenti precari: oltre 500.000 insegnanti in attesa di stabilità, l'Europa interviene

precariato scuola

Il sistema scolastico italiano è travolto da un’ondata di proteste e tensioni, con oltre mezzo milione di docenti precari che chiedono stabilità lavorativa e riconoscimento dei propri diritti. La situazione, già complessa da anni, si è ulteriormente aggravata, portando l’Unione Europea a richiamare formalmente l’Italia per la mancata applicazione della direttiva 70/1999, che vieta il precariato oltre i 36 mesi di servizio.


La protesta: docenti e studenti uniti nelle piazze

Le recenti manifestazioni, culminate in scontri a Torino e cortei in altre città, hanno messo in evidenza il malcontento diffuso tra il personale scolastico. Gli insegnanti chiedono a gran voce:

  • Stabilizzazione dei precari con oltre 36 mesi di servizio.
  • Immissione in ruolo sui posti vacanti, evitando contratti a tempo determinato reiterati.
  • Assunzione degli idonei ai concorsi, molti dei quali ancora in attesa di una cattedra nonostante il superamento delle prove selettive.

Tra le critiche emerse, anche i costi elevati dei corsi di abilitazione, che pesano sulle tasche degli aspiranti docenti senza garantire l’accesso al ruolo.


Il nodo della direttiva europea e il richiamo dell’UE

La direttiva europea 70/1999, recepita dall’Italia, stabilisce che i lavoratori con più di 36 mesi di servizio debbano essere stabilizzati tramite graduatorie permanenti o concorsi. Tuttavia, la realtà è ben diversa: la Commissione Europea ha deferito l’Italia alla Corte di Giustizia per la mancata applicazione della norma.

Per mitigare la situazione, il Parlamento italiano ha approvato un indennizzo raddoppiato per i precari della Pubblica Amministrazione, inclusi i docenti. Ma questa misura è stata considerata insufficiente dagli interessati e dalle organizzazioni sindacali.


Un sistema complesso: i costi della stabilizzazione

Secondo Guerino Massimo Oscar Fares, ordinario di Diritto scolastico all’Università di Roma Tre, il diritto alla stabilizzazione è "incomprimibile", al pari dei Livelli Essenziali di Assistenza (LEA). Tuttavia, trasformare mezzo milione di contratti precari in posti a tempo indeterminato rappresenterebbe un costo significativo per lo Stato, già vincolato da rigide regole di bilancio.

Fares sottolinea inoltre la necessità di:

  • Riconoscere indennità adeguate ai precari.
  • Ricostituire le carriere di chi ha lavorato per anni senza stabilizzazione.
  • Adeguare i salari rispetto ai colleghi di ruolo.

Un problema di discriminazione e diritti negati

Il precariato non è solo una questione economica, ma anche di diritti. Un docente con oltre 36 mesi di servizio può rivolgersi a un giudice per discriminazione se non ottiene lo stesso trattamento dei colleghi di ruolo. Questa disparità evidenzia l’incapacità dello Stato di garantire pienamente i diritti dei lavoratori, spesso sacrificati sull’altare delle ristrettezze economiche.


La strada da percorrere

Il precariato scolastico rappresenta una sfida urgente per il sistema educativo italiano. Stabilizzare i docenti non è solo una questione di giustizia, ma anche un passo necessario per garantire continuità didattica agli studenti. Tuttavia, la strada è irta di ostacoli:

  • Revisione del sistema di reclutamento, rendendolo più equo e trasparente.
  • Riduzione dei costi dei corsi di abilitazione, per non gravare sugli aspiranti docenti.
  • Implementazione delle norme europee, per evitare ulteriori richiami e sanzioni.

Conclusioni

Il precariato scolastico in Italia è il simbolo di una gestione frammentata e inefficace, che penalizza i lavoratori e, indirettamente, gli studenti. La soluzione richiede investimenti significativi e una visione a lungo termine che metta al centro l’istruzione come pilastro fondamentale della società. L’Europa ha lanciato un monito: ora spetta all’Italia raccogliere la sfida e dimostrare di essere all’altezza delle sue promesse.


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