La campagna elettorale per le elezioni del prossimo settembre passa anche dal mondo della scuola. E così succede che anche frasi pronunciate mesi fa tornino alla ribalta nel dibattito politico.
La questione riguarda le parole di Carlo Calenda, segretario di Azione, rilasciate lo scorso maggio al Corriere della Sera. Per lui tutti i ragazzi dovrebbero fare il liceo, spostando ad un secondo momento l’eventuale frequenza di istituti professionali.
“Smettiamola di trascurare il sapere non funzionale. Faccio una proposta, tutti i ragazzi di qualunque condizione sociale devono fare il liceo. Gli studi professionali e tecnici devono essere rinviati a dopo”.
“Prima dobbiamo formare uomo e cittadino. In una società del benessere fino a 18 anni si imparano arte, storia, musica, cultura, cose che daranno un vantaggio competitivo dopo e, che, soprattutto, eviteranno la frustrazione che deriva dall’essere incanalati verso una sola professione”.
Durante un intervento alla festa della Lega Romagna a Cervia, Salvini è tornato sull’argomento ponendosi agli antipodi. “Sulla scuola faremo l’opposto di quello che sostiene Calenda: vogliamo più specializzazioni, più istituti tecnici, professionali e alberghieri collegati col mondo del lavoro”.
Della stessa idea il compagno di partito Rossano Sasso, sottosegretario all’Istruzione dell’uscente governo Draghi. “Chi parla come Calenda conferma di non conoscere la straordinaria realtà degli istituti tecnici e professionali del Paese, che propongono un’offerta formativa di assoluto livello e garantiscono sbocchi lavorativi vitali, soprattutto in certi territori.
“Trattare in modo arrogante tutti i dirigenti scolastici, gli insegnanti e gli studenti che non frequentano un liceo è inaccettabile e non è degno di chi aspira a un ruolo nelle Istituzioni. E pensare che i ragazzi che studiano in un istituto alberghiero non siano in grado di leggere e comprendere un libro è un vero e proprio insulto”.