Il concorso ordinario per diventare docenti di scuole medie e superiori, bandito ormai da due anni e rinviato causa covid, è partito in questi giorni con la sua prova scritta. Oltre 400 mila candidati per circa 26 mila posti.
Il problema che sta scatenando le polemiche parte dall’altissima media di respinti: tra l’80% e il 90%, con molte province dove si sono registrate intere classi respinte.
La prova era una sorta di scrematura verso l’orale. Un test a crocette con domande inerenti alla classe di concorso, ma anche di logica, di cultura generale o sulle nuove tecnologie.
Domande che in generale sono contestate per l’eccessiva capacità mnemonica richiesta (Qual è l'azione n. 23 del Piano nazionale per la scuola digitale?) ma anche per la loro effettiva correttezza.
Come quella sul dover riconoscere un’opera di Eugenio Montale. Peccato che la risposta portasse invece al suo discorso di accettazione del Premio Nobel. Emozionante di certo ma tutto tranne che un’opera.
Fa il suo effetto pensare come maggior parte di coloro considerati “non all’altezza” dal ministero, dal giorno successivo sono tornati nelle loro classi, dai loro studenti che seguono da anni. E c’è chi, con spirito di rivalsa, ha postato sui social i messaggi di apprezzamento ricevuti dai loro alunni.
Social dove vergogna e sofferenza sono le parole che ritornano più spesso nei gruppi dove tanti aspiranti docenti cercano di chiarirsi o aiutarsi.
“Nessuna di queste domande mi servirà come docente” spiega Federica mentre pensa Gigi che “questo test era più simile a un telequiz. Un sorteggio sarebbe stato meno umiliante”.
C'è anche chi la prende con filosofia come Luca. “Tutti gli altri: ripetizione folle per il concorso di domani. Io: cerchiamo su Google Maps qualche posto carino vicino alla sede sperduta in cui sono capitato per fare qualche bella foto e dare un senso alla giornata".
E poi lo spirito di Claudia. “Bocciata pure a questo. Ma da domani ricomincerò a studiare. Perché nella sua insensatezza questo concorso mi ha fatto capire che ho delle lacune da colmare. Mi girano le scatole? Sì, ma voglio prendere anche da questa esperienza assurda lo spunto per poter fare meglio il lavoro che amo e che ho scelto”. Un impegno e una passione che forse questo sistema non merita del tutto.
La speranza di un cambiamento sta però nelle intenzioni del ministro all’Istruzione Patrizio Bianchi, che da tempo mette la rivisitazione del reclutamento docenti tra i punti principali della sua riforma scolastica.
Riforme che dovranno arrivare in tempi brevi per rispettare le scadenze del Piano Nazionale di Resistenza e Resilienza.