Come la “progettazione a ritroso” può aiutare alunni e docenti a raggiungere gli obiettivi programmatici desiderati

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Spesso l’azione didattica quotidiana è guidata dalla consuetudine o dettata dagli argomenti affrontati dai libri di testo, di conseguenza il principio intorno a cui si struttura la lezione è incentrato sui contenuti da affrontare piuttosto che sui traguardi formativi da perseguire. 

La progettazione a ritroso può essere una via possibile per progettare un percorso di apprendimento verso le competenze. 

È stata ideata dagli autori statunitensi Grant Wiggins e Jay McTighe, che sostengono come spesso gli insegnanti inizino a progettare partendo dalle attività consolidate nel tempo invece di fare derivare le lezioni dagli scopi che ci si prefigge come meta. 

In quest’ottica, gli autori ritengono che sia meglio iniziare dalla fine (i risultati desiderati, gli obiettivi prefissati) per poi ricavare il resto dalle evidenze dell’apprendimento (le prestazioni). 

Questo approccio alla progettazione viene definito a ritroso perché prevede che l’insegnante pianifichi il percorso di apprendimento partendo dalla definizione di ciò che merita di essere appreso. Nulla di trascendentale se non fosse comunque opposto a quelle che sono le abitudini convenzionali. 

Il processo della progettazione a ritroso comprende tre fasi distinte:

  1. Identificazione i risultati desiderati. Nella proposta operativa si parla di traguardo focus, da mettere in primo piano per essere analizzato, domandandosi quale competenza richieda o cosa significhi mettere in gioco quel traguardo.
  2. Determinazione delle evidenze di accessibilità, cioè domandarsi come posso capire se il mio allievo è competente, indagare quali sono le evidenze che permettono di dire se c’è una certa competenza.
  3. Pianificazione delle esperienze didattiche, spostando l’attenzione su una domanda più didattica, legata a cosa fare a quali metodologie utilizzare. Che attività penso di fare? Con quali tempi? 

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