Il premier Conte è stato ospite ieri sera in tv da Lilli Gruber, e ha parlato di una possibile riapertura delle scuole superiori prima di Natale.
L'apertura possibilista non è andata giù alla vice ministra dell’Istruzione Anna Ascani, che ha dichiarato: “credo che più degli annunci servano i fatti”.
Intervistata da Rai3, la viceministra mette in fila tutti i suoi dubbi: “Stiamo lavorando per risolvere le criticità prima possibile. La riapertura può avvenire non appena abbiamo un sistema che è in grado di reggere - ha sottolineato Ascani - perché non possiamo davvero permetterci di riaprire sotto la giusta spinta degli studenti e delle famiglie e poi però non riuscire a reggere. Noi dobbiamo riaprire e tenere aperto”.
Le criticità cui fa riferimento Ascani sono note: in testa c’è il nodo dei trasporti, seguito dalla questione dei tamponi veloci (prima della chiusura, le scuole erano di fatto già semiparalizzate dalla lentezza del sistema di tracciamento dei contatti e dalle quarantene di docenti e studenti) e i buchi in organico: in molte scuole mancano ancora i docenti titolari della materia che dovevano arrivare a settembre, ma sono rimasti appesi alle nuove graduatorie provinciali piene di errori.
I dubbi di Ascani sono simili a quelli dei sindacati e dalle associazioni di categoria, presidi e insegnanti in testa. Il presidente dell’associazione nazionale presidi Antonello Giannelli ha detto: “Meglio una Dad fatta bene che una didattica in presenza per finta”.
Ora il coordinatore del Comitato Tecnico Scientifico Agostino Miozzo ha spiegato che la data probabile di riapertura sarebbe addirittura l’11 e non il 7 gennaio che è un giovedì, non spiegando il perché non si possa cominciare in mezzo alla settimana. Sarà davvero questa la data?
Per quanto riguarda la trasmissione del virus, a parte ripetere che i bambini sotto i 10 anni risultano meno contagiati e comunque generalmente asintomatici, secondo il monitoraggio fatto dall’Oms i contagi avvengono soprattutto tra adulti, professori e personale Ata, e pochissimo da studenti ad adulti o tra studenti dentro la scuola. Si tratta di dati diffusi già a settembre, che evidentemente sono circolati tra i ministri degli altri Paesi europei, ma non qui.