Roberto Vecchioni torna in cattedra allo Iulm. Da lunedì 7 febbraio, con l’inizio del secondo semestre, partirà il corso di due parti: Forme della contemporaneità dell’Antico tenuto dal cantautore ed Espressioni materiali dell’Antico con la professoressa Stefania Mancuso, docente di Archeologia classica e didattica del parco e del museo. "La Iulm è orgogliosa e onorata di poter annoverare il professor Vecchioni, che nel 2019 ha ricevuto dall’ateneo il diploma honoris causa del master in Arti del racconto, fra i propri docenti. Anche all’apice della sua straordinaria carriera artistica", dichiara il rettore Gianni Canova. " Vecchioni non ha mai rinunciato a entrare in aula ogni giorno, mosso da una passione che ha fatto di lui un insegnante nel senso più pieno del termine: uno di quelli che in-segnano, che lasciano tracce, che portano il fuoco".
Ecco di seguito l'intervista rilasciata a Il Giornale.
«Il tempo fondamentale è il primo, i greci e i latini. Tutto il resto è stata una conseguenza. Shakespeare ha copiato tutto dai greci, come Cervantes con i suoi romanzi. Questa storicità bisogna rivederla, non c'è un baratro tra noi e l'antico che è un fiume che scorre ancora. Ci vuole una cultura di base sotto la sovrastruttura e questo si tenta di fare alla Iulm».
«Dal Mediterraneo al linguaggio, dalla poesia alla nascita del mito che è una verità intensa nascosta dentro di noi. Poi il teatro, il rapporto tra città e democrazia, l'ozio e il negozio, ossia come si pensa e come si agisce. E, naturalmente, la musica come eredità di sentimenti. Questa parte devo farla per forza».
«No, anzi: è la città che imita di più quello che viene dal passato e conosce la storia perfettamente. Ne ha avuta tanta, da Manzoni alla dominazione spagnola fino a quella degli austriaci. Milano è uscita da queste strettoie e ora è un centro veramente italiano dove è arrivato chi ha voluto guardare avanti».
«Sono orgoglioso di questo ruolo. Nelle disgrazie della vita, spirituali e fisiche, ho sempre avuto questo faro della cultura, sapevo che quello mi avrebbe fatto passare tutto. Gli antichi avevano una chiarezza di pensiero straordinaria, oggi invece c'è una gran confusione: uno che parla sull'altro. Al tempo i maestri si ascoltavano».
«Il 1600 mi pare confuso come il presente. C'erano gozzoviglie tra Stati, momenti culturali che nascevano e morivano e venne fuori il Barocco, l'esaltazione della ricchezza e tante cose stranissime. Poi si rimediò con l'Illuminismo. Io che amo la classicità, sono invece legato al V secolo a.C., i tempi di Pericle».