In ogni discussione sulla didattica scolastica c’è uno Stato che viene sempre portato ad esempio di eccellenza, ovvero la Finlandia. Il loro modo di trattare gli alunni, lasciandoli più liberi di esplorare i loro talenti ha sempre affascinato quei paesi che invece portano avanti un insegnamento più classico.
L’ottimo funzionamento della società finlandese, l’utilizzo di nuove tecnologie a scuola e l’elevato rispetto, anche economico, per la figura del docente hanno poi fatto il resto.
Eppure, anche il modello finlandese sembra mostrare le sue crepe. O, almeno, questo è ciò che dicono i numeri, proprio quelli che nelle ricerche internazionali degli scorsi decenni avevano portato la Finlandia ai primi posti nelle classifiche di apprendimento degli alunni.
L’analisi in questione, inerente agli scorsi anni scolastici, è stata portata avanti dall’OCSE (Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico) che realizza studi di natura economica per i suoi paesi membri.
Il PISA (Programma per la Valutazione Internazionale degli Studenti) è uno di questi studi, e ha portato a rilevare i livelli di competenza in Matematica, Scienze e Lettura, capacità considerate fondamentali nel mondo del lavoro. Le prove hanno coinvolto mezzo milione di studenti di 15 anni, in 79 paesi diversi.
Negli ultimi 10-15 anni la Finlandia ha registrato un crollo in ogni “graduatoria”. In Matematica è scesa dal 5° posto del 2009 al 15°, con il relativo punteggio calcolato dall’OCSE sceso da 548 a 507. In Scienze il calo è andato dai 563 punti del 2006 fino ai 522 del 2018. Nella classifica relativa alla Lettura i ragazzi finlandesi sono scesi dai 547 punti del 2007 ai 520 attuali.
Il trend è dunque negativo da diverso tempo ma è probabile che non intaccherà il fascino di questo modello di insegnamento. E forse giocherà a suo favore il fatto che al primo posto di ogni classifica si trovino gli studenti delle aree cinesi più industrializzate, come Pechino e Shanghai, dove si è sottoposti a metodi di studio più rigidi.
La partita potrebbe dunque ora giocarsi tra chi pensa solo alle prestazioni degli studenti e chi considera anche il loro benessere, convinto che ci sia tempo, in età più matura, per acquisire quelle competenze da spendere nel mercato del lavoro.
Pasi Sahlberg, docente finlandese e voce che conta nelle decisioni dell'intero paese sull’Istruzione, ha spiegato al Washington Post quella che per lui può essere la causa principale di questo declino: l'invadenza delle nuove tecnologie.
“Le nuove ricerche sugli effetti che internet ha sul cervello, e dunque sull’apprendimento, hanno indicato tre conseguenze: una elaborazione più superficiale delle informazioni, una maggiore tendenza alle distrazioni e un’alterazione dell’autocontrollo”.
“Per questo concentrarsi su questioni concettuali complesse, come quelle che si affrontano nella matematica e nelle scienze, è sempre più difficile. La maggior parte dei paesi è alle prese con lo stesso fenomeno di distrazione digitale tra i giovani”.
La situazione italiana è, come previsto, inferiore alla media OCSE e dunque anche alla stessa Finlandia.
Nella prova di Lettura l’Italia è ferma a 476 punti, sugli stessi di livelli di stati come Svizzera, Islanda o Israele, ma comunque al di sotto della media complessiva dei paesi considerati che è di 487.
Situazione peggiore in Scienze, 468 punti per l’Italia contro una media OCSE di 489, mentre va molto meglio in Matematica dove l’Italia è a quota 487 contro la media di 489.
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