Mentre tutti docenti e studenti in Italia sono a casa per via dell'emergenza sanitaria in corso, c'è una categoria di lavoratori scolastici che continua ad andare a lezione: il personale assistente tecnico amministrativo, cioè gli ATA.
Non cessano le polemiche sulla continuazione del lavoro del personale ATA, che così sarebbero esposti a inutili rischi. Molto chiaro è a riguardo il deputato della Lega Rossano Sasso:
“Ogni giorno dunque in tutta Italia, decine di migliaia di collaboratori scolastici, di assistenti amministrativi e tecnici si recano al lavoro, in barba ad ogni recente disposizione. Non stiamo parlando di attività essenziali per questo periodo, come medici, infermieri, forze dell’ordine. Non stiamo parlando di chi lavora in farmacia o in negozi di generi alimentari. Stiamo parlando di lavoratori che, una volta sanificate le scuole, potrebbero tranquillamente starsene a casa, anche perché a parte lo stretto necessario, non si ravvisa davvero l’utilità della presenza del personale ATA a scuola in questo periodo, esponendo i lavoratori inutilmente a rischi”.
Nonostante questo, gli ATA continuano ad andare a scuola, anche se sono state previste delle misure come il lavoro agile, compatibilmente alle mansioni svolte, e cercare di evitare lo spostamento fisico delle persone riducendo così le occasioni di contagio.
Laddove possibile, dunque, gli ATA hanno il permesso di svolgere il lavoro agile, cioè lo smart working (lavoro da casa), come previsto anche dal decreto emesso l'11 marzo.
Va però prima effettuata una richiesta avanzata dal personale interessato al dirigente scolastico il quale, trattandosi di una concessione, può concedere l’autorizzazione.
Indicazioni specifiche per il lavoratori della scuola sono state impartite con la nota dell’8 marzo e poi con quella del 10 marzo 2020, relative al solo personale ATA, essendo le attività didattiche sospese sino al prossimo 3 aprile.
Per coloro che non possono lavorare da casa, come i collaboratori scolastici addetti alla pulizia dei locali, si prevede l'attivazione dei contingenti minimi, ovvero il personale strettamente necessario che si può recare a scuola.
Nello specifico ecco i passaggi da seguire:
il dirigente verifica l’avvenuta pulizia degli ambienti scolastici e si assicura che sia garantita la custodia e sorveglianza generica sui locali scolastici;
il dirigente limita il servizio alle sole prestazioni necessarie non legate alla presenza di studenti;
il dirigente attiva i contingenti minimi stabiliti nella contrattazione di istituto, oppure con provvedimento datoriale; la motivazione di tale atto, considerate le mansioni dei collaboratori scolastici, discende dalla particolare situazione di emergenza per la quale vi è la necessità di contenere il più possibile gli spostamenti anche per ragioni lavorative;
le turnazioni riguardanti lo svolgimento dell’attività vanno organizzate tenendo in considerazione le esigenze dei collaboratori legate a: condizioni di salute, cura dei figli a seguito della contrazione dei servizi educativi per l’infanzia, condizioni di pendolarismo con utilizzo dei mezzi pubblici per i residenti fuori dal comune sede di servizio. Quindi si agevola, nell’ambito della turnazione che va svolta, le esigenze del personale che ha particolari condizioni di salute, che ha figli piccoli;
il dirigenza informa la RSU sull’organizzazione, le turnazioni e quindi sullo svolgimento dell’attività suddetta;
il dirigente integra le direttive di massima e informa il DSGA che predispone le variazioni necessarie al piano delle attività;
quanto agli istituti cui ricorrere per giustificare l’assenza dei collaboratori scolastici, che non svolgono i previsti turni:
- i collaboratori fruiscono dapprima le ferie non godute dello scorso anno scolastico e che, secondo il CCNL vigente, vanno fruite entro il mese di aprile (le ferie vanno comunque chieste dai collaboratori interessati). Spetta al dirigente verificare se i collaboratori abbiano periodi di ferie non godute, da consumarsi entro il mese di aprile.