Giuseppe Valditara, 61 anni, è il nuovo ministro dell’Istruzione. Anzi, per volere di Giorgia Meloni, è il nuovo ministro dell’Istruzione e del Merito e a questo cambiamento linguistico/ideologico abbiamo dedicato un approfondimento a parte.
In tempo zero il nuovo titolare di Viale Trastevere è diventato uno dei ministri più criticati del nuovo esecutivo, senza che abbia nemmeno formulato il suo primo atto di governo. I motivi sono da ricercare nel suo passato e nelle sue pubblicazioni.
Giuseppe Valditara, laureato in Giurisprudenza, è professore ordinario di Diritto privato e pubblico romano all’Università di Torino. Leghista, è uomo di fiducia di Matteo Salvini, elemento che lo aiutato a scavalcare nella corsa al Miur il collega di partito Mario Pittoni, vice presidente uscente della Commissione Istruzione al Senato.
Tra i docenti italiani, il nome di Valditara è associato alla riforma Gelmini, che nel triennio 2008-2011 effettuò il taglio di circa 90mila cattedre intere, come deciso dal ministro dell’Economia Giulio Tremonti.
In realtà Valditara si occupò in quella occasione solamente della riforma del sistema accademico e dalla sua può vantare di aver attivato nel 2005 percorsi abilitanti che stabilizzarono 60mila precari. Era il Miur di Letizia Moratti che si pose l’obiettivo di stabilizzare in 5 anni il precariato storico. 17 anni dopo Valditara, da titolare del Miur, si troverà a combattere ancora contro lo stesso problema.
A far scoppiare le polemiche sul nuovo ministro è stata però la riscoperta di alcune sue vecchie pubblicazioni, considerate colpevoli di rileggere la storia in chiave sovranista. Su tutte c'è un lavoro pubblicato da Il Giornale nel 2016 con il titolo “L’impero romano distrutto dagli immigrati”.
«Un titolo facilmente confutabile – ha commentato, tra i tanti, lo scrittore Christian Raimo – Pensare a categorie di dentro e fuori rispetto a quel periodo storico è una pura strumentalizzazione a fini propagandistici».
Valditara si è difeso spiegando come in origine il pamphlet, pubblicato da Rubettino Editore, fosse intitolato “L’immigrazione nell’antica Roma”.
«La polemica è strumentale – ha aggiunto il neoministro – Quando un giornale pubblica un libro come allegato, sceglie sempre il titolo più accattivante. Il mio pamphlet riconosce il valore storico delle migrazioni, ma queste vanno governate e non subite».
Non solo antica Roma. Anche un’altra pubblicazione di Valditara ha destato attenzione. Si chiama: “Sovranismo. Una speranza per la democrazia”.
«L’ho sempre inteso riferito alla sovranità popolare, a quanto ogni cittadino abbia il diritto di essere partecipe delle decisioni che lo riguardano. In questo senso è il pilastro della democrazia» ha spiegato.
Nel suo ultimo libro “È l’Italia che vogliamo” i passaggi sul mondo dell’Istruzione raccontano di un pensiero non troppo distante da quello che ha guidato le opere dell’ultimo ministro dell'Istruzione, Patrizio Bianchi. Per quanto la scuola “affettuosa” di quest'ultimo pare un ricordo lontano...
Anche Valditara parla dell’importanza di un continuo aggiornamento professionale e di premi per chi ottiene buoni risultati formativi. A questo aggiunge la necessità di ridare autorevolezza ai docenti.
Vi è poi un passaggio finale sul «superamento della logica del diplomificio», per passare a un modello di formazione che privilegi lo sviluppo individuale dei talenti e delle corrispondenti competenze.
Come si tradurrà nei fatti questa ideologia? Patrizio Bianchi avrebbe voluto superare la divisione in materie della scuola media prima che la caduta del governo lo fermasse. Non è escluso che si riparta da progetti simili.