Eravamo stati tra i primi parlarvene, raccogliendo storie sui social e ricevendo in seguito le segnalazioni di professori vittime della stessa situazione.
Stiamo parlando delle storie di insegnanti, seri e laureati, costretti a scriversi sul corpo per le prove scritte scientifiche del concorso scuola 2022. Come il più svogliato degli alunni che tenta di rimediare all’ultimo minuto un buon voto all’esame.
Da lì a breve sono partite le denunce dei sindacati ma ben poco è cambiato, nemmeno a riguardo della comprovata disparità tra gli strumenti utilizzabili tra provincia e provincia.
In questi giorni, nella sua rubrica sul Corriere della Sera, ne ha parlato anche Alessandro D’Avenia, professore e scrittore di successo. Nella vita così come sui social network. E come si sa, spesso chi ha numeri da influencer riesce a smuovere le situazioni più di ogni sindacato.
Il suo articolo parte da una lettera ricevuta di cui vi riportiamo uno stralcio:
"… Perché non fare usare carta e penna per rispondere in 100 minuti a 50 domande con esercizi per i quali servono formule e conti?...
Gli esercizi richiedono di ricavare le formule senza la tavola periodica e di fare i conti con decimali ed esponenziali. Per questo chiediamo carta e penna. Ci viene detto che è vietato «scrivere su fogli». Domando: «E la penna?». Risposta: «La penna sì. Non potete usare fogli, ma se vuole può scrivere i calcoli sul banco o tatuarsi il corpo». Basita, rispondo che voglio la penna, ma sul banco non si riesce a scrivere.
Comincia la prova che attendo dal 2019: ho studiato un'estate intera, sacrificato vacanze di Natale, di Pasqua e le notti degli ultimi due mesi. In tanti abbiamo preparato il concorso mentre stavamo lavorando e con una famiglia da accudire.
Comincio a scrivere sulle braccia: dopo cinque esercizi non ho più spazio. Non ho più parti del corpo scoperte da segnare. Svolgo il test smarrita e umiliata.
Finisce il tempo. Il tecnico d'aula verifica i risultati: tutti bocciati. Il presidente di commissione commenta: «Non mi è mai capitato un concorso in cui in 2 giorni ci siano zero promossi.
A questa vergogna si aggiunge la disparità di trattamento (per l'uso di carta e penna) in sedi concorsuali diverse.
Allego le foto dei segni che porto nel corpo. E nell'anima. Segni che rimarranno in me. Il reclutamento nella scuola si può fare in questo modo vergognoso? In quale altro Paese europeo accadrebbe? ...”.
L’opinione di D’Avenia, in una lunga risposta che potete trovare anche nella sua pagina Facebook, è quella di una scuola in cui mancano la tecnica, per i test inadeguati a reclutare professionisti dell’educazione, e la cura delle persone, per la costrizione a scriversi sul corpo.
E conclude parlando di un governo che per lui, nonostante sia formato da larghe intese, ha mancato l’opportunità di fare approvare riforme di buon senso.